Appello
alla sensibilità e alla vicinanza solidale
alle
persone autistiche e alle loro famiglie
In
occasione della 5ª Giornata Mondiale sull’Autismo la Chiesa
intende esprimere la propria vicinanza a coloro che sono gravati dal
peso di questa profonda sofferenza. In larga parte ancora da
approfondire, i Disturbi dello Spettro Autistico costituiscono,
infatti, per coloro che ne sono affetti una grave alterazione di
comportamento, della comunicazione - verbale e non - e
dell’integrazione sociale, intaccando diffusamente la normale
evoluzione e sviluppo della personalità.
In
questo movimento patologico di ripiegamento e di chiusura all’altro
e al mondo esterno, la Chiesa avverte impellente il compito di porsi
accanto a queste persone - bambini e giovani in particolare - e alle
famiglie, se non per rompere queste barriere del silenzio, almeno per
condividere nella solidarietà e nella preghiera il loro cammino di
sofferenza. Anzi, tale sofferenza, a volte, acquisisce anche i tratti
della frustrazione e della rassegnazione, non da ultimo a motivo
degli ancora scarsi risultati terapeutici. Tali frustrazioni si
avvertono in particolare nelle famiglie che, nonostante custodiscano
con amorevole cura questi figli, hanno ripercussioni sulla qualità
della loro stessa vita e sono rese spesso, a loro volta, chiuse in un
isolamento che emargina e ferisce.
La
Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà si sentono pertanto
impegnati a farsi “compagni di strada” con quanti vivono questo
silenzio eloquente, che interpella la nostra sensibilità alla
sofferenza altrui, sull’esempio emblematico tratteggiato nella
parabola evangelica del Buon Samaritano (cfr. Lc
10,29-37). Il chinarsi sulle sofferenze altrui diventa inoltre più
incisivo in questo anno, nel quale la Giornata ricorre durante la
Settimana Santa, che ci avvicina alle sofferenze, alla morte e alla
risurrezione del Signore Gesù Cristo.
La
commozione, insieme alla preghiera, risultano spesso essere nella
situazione contingente - come nel caso delle persone affette da
disturbi autistici - se non l’unica, almeno una delle principali
espressioni del nostro amore e della nostra solidarietà. Al
riguardo, non hanno perso rilievo le parole del Beato Giovanni Paolo
II: «La Chiesa, amava dire il mio venerato predecessore Paolo VI, è
“un amore che cerca”. Come vorrei che vi sentiste tutti accolti e
stretti da questo suo amore!» (Discorso
in occasione del Giubileo della Comunità dei Disabili,
3 dicembre 2000). La Chiesa avverte quindi
l’impegno a diventare effettivamente sempre più la casa del Padre
dove tutti possono trovare la pienezza dell’amore divino e umano.
Il
calore di questo abbraccio è evidente nella dedizione di tante tante
famiglie e comunità, come di moltissimi fra operatori sanitari,
educatori, professionisti e volontari, ai quali va tutta la nostra
stima e gratitudine. Ciò non toglie tuttavia che, oltre a coltivare
costantemente e ad esprimere questa sensibilità del cuore e la
comunione nella preghiera, non debbano anche essere incentivati il
mondo scientifico e le politiche sanitarie, ad intraprendere e, nel
caso, ad incrementare percorsi diagnostici, terapeutici e
riabilitativi che possano fare fronte ad una patologia che investe
numericamente più persone di quante se ne potessero fino a pochi
anni fa immaginare. Incoraggiare e sostenere, anche nel gesto
solidale del mondo scolastico, del volontariato e
dell’associazionismo, questi sforzi è un dovere, non da ultimo per
scoprire e per fare emergere quella dignità che la disabilità -
anche la più grave e devastante - non cancella e che sempre ci colma
di speranza. Non quella effimera e fugace, bensì la speranza che, in
qualsiasi circostanza, nutre il cuore di colui che è stato redento
dalla Croce gloriosa di Cristo: «Per mezzo di Lui siamo diventati
certi di Dio - di un Dio che non costituisce una lontana ‘causa
prima’ del mondo, perché il suo Figlio unigenito si è fatto uomo
e di Lui ciascuno può dire: “Vivo nella fede del Figlio di Dio,
che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal
2,20)» (Cfr
Benedetto XVI, Lett. enc. Spe
salvi,
n. 26).
Questo
è il nostro Dio, che
conosce tenerezza e usa misericordia, che ci tiene sempre sotto il
Suo sguardo, perché ci ha disegnati sul palmo delle Sue mani (cfr.
Is
49,16). Alle Sue amorevoli mani, per mezzo dell’intercessione di
Maria, Madre della Chiesa, affidiamo la vita di tanti nostri fratelli
e sorelle autistici e delle loro famiglie che, pur avvolti nel
mistero del silenzio per un grave disturbo psicologico, non sono mai
soli in quanto appassionatamente amati da Dio e, in Lui, dalla
comunità di coloro che la fede impegna a diventare segno vivo e
trasparente della presenza del Risorto nel mondo.
In
occasione della Pasqua a tutti formulo l’augurio di ogni bene e
gioia nel Signore Risorto. Alleluja.
Arcivescovo Zygmunt Zimowski
Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari
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