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Monteveglio
5 aprile 2014

No alla segregazione, Sì all'inclusione


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COMMENTO

(di Daniela Mariani Cerati)



Sabato 5 aprile si è svolto a Monteveglio (BO) il convegno sul tema “NO alla segregazione. SI’ all’inclusione nella Scuola, nella Società, nello Sport e nel Lavoro”

Siamo partiti dalla scuola, precisamente da una scuola dell’infanzia del Comune di Bologna, per poi trasferirci alla piscina comunale di San Lazzaro di Savena, all’autobus di linea che va da Bologna a Sasso Marconi, alle strade di Codigoro (FE) e di Boston (Massachussets)

Non è stato possibile registrare gli interventi per pubblicarne degli estratti sul nostro canale Angsaer1 di YouTube perché le relazioni sono consistite quasi interamente  di video che mostravano le attività delle relatrici con i loro educandi. Noi chiediamo ai genitori il permesso di mostrare questi video nelle sale dei nostri eventi, ma non ce la sentiamo di chiedere di metterli in Internet.

Inutile dire quanto sia eloquente e coinvolgente assistere alla vita vissuta tramite i video, dove è possibile vedere al naturale le strategie educative  e la loro efficacia. “Qui audiunt audita dicunt, qui vident plane sciunt” sta scritto nell’Aula magna di Fisica dell’Università di Bologna. Questo privilegio è toccato solo ai presenti.

Un motivo di grandissimo interesse del convegno è dato dal fatto che i relatori hanno portato esperienze proprie, filmando se stessi nella loro azione educativa con i propri educandi.

Di scuola ha parlato Federica Battaglia, pedagogista e analista del comportamento in formazione. Con queste competenze e questi titoli Federica presta servizio in una  scuola dell’infanzia del Comune di Bologna come educatrice di sostegno.

Il Comune di Bologna offre a tutte le scuole dell’infanzia, su richiesta della famiglia e delle coordinatrici pedagogiche, la consulenza di professionisti che hanno ottenuto l’ambiziosa qualifica di BCBA (Board Certified Behaviour Analyst)

Il gruppo di lavoro che si occupa di Francesca è pertanto costituito: dagli insegnanti curricolari, dall’insegnante di sostegno, dall’educatrice della cooperativa, che nel nostro caso è Federica, dal supervisore ABA e, potremmo dire, da altre  figure importantissime che sono i compagni di scuola. Questi, istruiti da professionisti di eccellenza, sono diventati a loro volta delle risorse preziose nel programma educativo di Francesca.

Un altro ingrediente di questa composizione di elementi fortunati è il fatto che la maestra curricolare ha una buona conoscenza teorica e pratica del metodo Montessori, che Federica ha detto di condividere in pieno. La nostra Maria è tra gli autori più citati dai moderni ABA che hanno preso dal suo metodo tanti spunti.

Una riflessione che Federica non ha fatto, ma che faccio io. Che meravigliosa opportunità educativa è questa esperienza, tuttora in atto, per i compagni di Francesca! Imparare sin da piccoli ad aiutare chi è in difficoltà in modo competente e gratuito! Come sono belle le leggi italiane e in particolare la 104/92, più volte citata da Federica! Non sono sempre applicate così? Noi ce la mettiamo tutta per fare conoscere le esperienze di eccellenza perché siano imitate e perché diventino la regola e non l’eccezione. Peccato che ai giornalisti le cose buone non interessino!!!

Sara Ambrosetto, psicologa e psicoterapeuta cognitivo – comportamentale in formazione, ha mostrato numerosi video di bambini con disturbi dello spettro in piscina.

Alcuni di loro sono degli autentici pesciolini. Si muovono nell’acqua con disinvoltura e con visibile piacere.

Altri sguazzano, si divertono, ma sono lontani dall’arte del nuoto. A tutti un istruttore dedicato insegna qualche movimento dando loro dei supporti adeguati per avvicinarli al nuoto o per migliorare lo stile.

C’è però un bimbetto di nove anni, Paolo, che dell’acqua ha paura. Sara non rinuncia ad avvicinarlo al piacere dell’acqua. Ma non lo forza. Se ne sta seduta sul bordo vasca con Paolo sulle ginocchia. Insieme giocano a palla con un bimbo che la tira stando in acqua. In questo modo Paolo è costretto al contatto con un pallone bagnato che manda spruzzi sul suo corpo. Dopo questo adattamento, durato settimane, vediamo Paolo in acqua, immerso fino alla cintura, visibilmente divertito. Al prossimo convegno speriamo di vedere nuotare anche lui.

Usciti dall’acqua agli educatori si presenta un’altra importante opportunità educativa: il training alle abilità di svestirsi, fare la doccia e rivestirsi. Per ogni bambino, anche per quelli di soli tre anni, le educatrici aiutano lo stretto necessario, mai di più, in modo da favorire l’apprendimento di queste basilari attività della vita quotidiana.

E veniamo, con Liana Baroni, all’autobus di linea. Finita la scuola, vent’anni fa, bisognava scegliere per Andrea un luogo adatto a lui, stimolante, che lo tenesse impegnato e in compagnia La scelta è caduta su una fattoria a venti chilometri da casa. Gli educatori hanno scommesso che Andrea poteva diventare autonomo nel fare il viaggio con l’autobus dalla casa al lavoro. Liana era molto combattuta. Il desiderio di rendere il figlio autonomo si scontrava con la paura per la sua incolumità fisica e non solo. Ha comunque accettato, seppure con angoscia, di iniziare un accompagnamento pedagogico finalizzato all’autonomia del viaggio.

C’è voluto il suo tempo ma alla fine è stato un successo.

Liana ha tre figli: due sono laureati in materie importanti e impegnative, ma anche Andrea ha preso una bellissima laurea: la laurea in autonomia. E da vent’anni ogni giorno mette in pratica questa bella acquisizione.

Dall’autobus alla bicicletta. Ferrara è una delle zone in cui non si è mai persa la tradizione di andare in bicicletta. Qui tutti ci vanno. E’ pertanto necessario saperci andare per essere integrati nella comunità. Un papà di Codigoro ha deciso che il figlio, anche se gravemente disabile, doveva imparare. Ha costruito un sellino supplementare dietro la vera sella, che lui teneva senza che il figlio se ne accorgesse.Applicando, senza saperlo, il prompt e il fading, ha raggiunto l’obiettivo.

Dal Ferrarese ci siamo spostati nel Massachusetts, dove i genitori di un bambino di 9 anni, sempre con disturbo dello spettro autistico, si sono posti lo stesso obiettivo, partendo dalle medesime considerazioni, dei genitori di Codigoro. Anche per loro, infatti, fare imparare ad Ellis ad andare in bicicletta coincideva con il farne crescere l’indipendenza, la qualità di vita e la partecipazione alla comunità.

Non sappiamo se i genitori del Massachusetts fossero meno ingegnosi o se il loro figliolo fosse più problematico, anche in seguito alla paura insorta dopo numerose cadute. Sta di fatto che la famiglia americana – pur motivata e determinata non meno di quella ferrarese – ha fatto diversi tentativi con i propri mezzi, ma non vi è riuscita. Rimanendo però convinta, anche dopo reiterati insuccessi, della validità dell’obiettivo, si è rivolta ad alcuni specialisti dell’educazione speciale e dell’analisi applicata del comportamento: Michael J. Cameron, direttore dei Programmi di Educazione Comportamentale al Simmons College di Boston, Susan A. Ainsleigh , assistente nella medesima struttura e Robert L. Shapiro, che si occupa di servizi clinici nello HMEA, un’Agenzia del Massachusetts che sostiene le persone con disabilità dello sviluppo.

Quegli esperti hanno preso in grande considerazione la richiesta e, applicando alcune strategie classiche dell’ABA (Applied Behaviour Analysis, ovvero ’“Analisi applicata del comportamento”), tra cui la task analysis e il rinforzo, hanno messo in grado il ragazzino, dopo 103 giorni, di andare in bici sulle strade della sua città. Un successo che è stato anche oggetto di un articolo sulla rivista specializzata “Journal of Positive Behavior Interventions” (Volume 7, Numero 3, Estate 2005, pp. 153-158). Nell’articolo viene riportato anche il costo totale dell’intervento, 970 dollari, comprensivi degli attrezzi necessari nella prima fase dell’intervento.Chissà se l’assicurazione di malattia ha rimborsato quella cifra. In ogni caso, chiunque li abbia pagati, sono soldi spesi bene, perché quell’abilità accompagnerà Ellis per tutta la vita, dovesse anche campare cent’anni.





 

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